Da metà ottobre, bottom dell’anno scorso, i prezzi dei coils sono saliti di circa 100€/t a seconda del prodotto, come riflesso dall’andamento dei principali Indici di mercato.
Nel Q1, nonostante una domanda debole, si è assistito ad una crescita dei prezzi continua, più sostenuta sui coils rispetto ai prodotti finiti.
I consumi, seppur presenti, non sono stati particolarmente significativi e quindi la distribuzione ha incontrato molte difficoltà nel ribaltare a valle gli aumenti sostenuti in acquisto.
La Trumpeconomics e l’incertezza sui mercati intervenuta a seguito della politica delle tariffe made in USA hanno rallentato investimenti e riapprovvigionamenti dei magazzini.
Nonostante la quasi totale retromarcia fatta dall’amministrazione americana in materia di dazi, ad un mese dal cosidetto “liberation day”, non sembra del tutto rassicurato il mondo degli investitori e dei consumatori, che al momento restano prudenti in attesa di capire quali altre mosse Trump e i suoi mettano in campo.
Anche le forti oscillazioni del dollaro hanno generato un importante volatilità sui mercati delle materie prime, che a loro volta influenzano il ns settore notevolmente.
Sembra esserci in gran parte smaltita la situazione delle scorte stoccate presso i porti in attesa di trovare il contingente libero per essere sdoganate senza incorrere nei temuti dazi doganali.
Con l’apertura del contingente di salvaguardia di aprile in effetti la situazione sembra esser tornata alla normalità, quantomeno per quel che riguarda i volumi che da mesi restavano incagliati nei docks portuali in attesa di trovare nel trimestre successivo lo spazio per lo sdoganamento.
I flussi d’importazione sono stati sicuramente ridotti, a seguito della revisione della salvaguardia e dei dazi intervenuti su alcuni importanti paesi.
Si è appena conclusa la fiera del Made in steel dalla quale non sembra essere emerso niente di particolarmente significativo che possa far cambiare il quadro della situazione in modo rilevante.
L’impressione resta quella di un mercato caratterizzato da consumi deboli ma prezzi sostenuti; il rischio di scenari di stagflazione spaventa molti operatori che temono di dover affrontare una fase complessa nella quale le marginalità saranno molto compresse.
Il rischio maggiore per il nostro comparto sarà quello di ritrovarsi sguarnito su alcuni prodotti, in conseguenza di una bassa propensione al riacquisto e di una difficoltà di reperimento di certe qualità , che finora si erano ritirate da paesi che con le nuove regole non potranno più fornire il sistema in modo continuativo.
Questo aspetto è a nostro avviso rilevante e caratterizzerà i rapporti di partnership con la clientela nei prossimi mesi; non tutti potranno più accedere con facilità a quei canali, e quindi si dovrà scegliere chi servire e definire assieme le condizioni necessarie per non rendere troppo rischioso il processo di acquisto.
La bassa marginalità sta anche inducendo gli operatori ad una forte riduzione degli stock; questo potrà generare verso fine anno anche un disassorbimento importante con conseguenze sui prodotti disponibili.
Di seguito i consueti dati del settore automotive:
Anche ad aprile il mercato auto Italia mostra piccoli ma incoraggianti segni di recupero: 139.084 immatricolazioni valgono pur sempre una crescita del 2,7%, rispetto alle 135.415 unità dello stesso mese del 2024.
Il primo quadrimestre 2025 registra invece ancora un -0,6% rispetto al 2024: un totale di 583.038 immatricolazioni, contro le 586.735 del periodo gennaio-aprile di 12 mesi prima.
Ancora ampio, semmai, il gap col periodo pre-Covid: -18,2% rispetto al 2019.