L’instabilità geopolitica consolida il rialzo delle quotazioni

Febbraio 7, 2024

Il mercato europeo dell’acciaio continua la sua corsa, sostenuto dall’impatto delle crisi geopolitiche e logistiche. La guerra in Medioriente, il conflitto in Ucraina e la crisi di Suez stanno rendendo più difficile l’approvvigionamento delle commodity e mettendo sotto pressione i prezzi. 

Gli attacchi alle navi nel canale di Suez spaventano sempre più operatori. L’allungamento delle rotte commerciali sta causando, soprattutto per il sud Europa, un aumento dei costi logistici e ritardi che superano le 2/3 settimane.

Intanto la situazione di ADI (Acciaierie d’Italia), unico fornitore siderurgico nazionale da ciclo integrale per i coils, sembra peggiorare con il probabile ricorso all’amministrazione straordinaria. La conseguenza potrebbe essere una carenza di prodotti “non sostituibili”, ovvero quelli da stampaggio che difficilmente si possono produrre con le attuali tecnologie EAF, che renderà il nostro Paese più debole. A peggiorare ulteriormente lo scenario, le barriere protezionistiche in atto che potrebbero complicare ancora di più l’accesso ai canali di fornitura alternativi.

Le salvaguardie e i relativi dazi pagati dagli importatori, spesso privi di un’alternativa, 

graveranno per mesi sul sistema, generando extra costi che ricadranno su tutti gli operatori di filiera, con la conseguenza di rendere meno competitivo il nostro sistema industriale.

USA e Turchia restano in buona salute con quotazioni in forte crescita.

Solo in Asia, e soprattutto in Cina, si registra una difficile ripresa, quantomeno delle quotazioni, che in quasi tutte le aree del globo è in atto da settimane.

Di seguito i dati 2023 relativi al settore automotive in Italia:

“ll mercato dell’auto chiude il 2023 a +19% con 1.566.448 auto nuove immatricolate, una crescita consistente con circa 250.000 unità in più rispetto a 1.316.773 del 2022, ma ancora indietro di oltre 350.000 vetture (-18,3%) rispetto al 2019.

Sul fronte del progresso verso la transizione energetica, il 2023 si conferma un anno perso, come mostrano i dati sulle auto green: a dicembre le BEV hanno raggiunto quota 6% e le PHEV il 4%, ma l’intero anno ha chiuso con le BEV ferme al 4,2% e le PHEV al 4,4%, lontane dalle quote più elevate non solo dei Major Markets d’Europa ma anche di Paesi con PIL pro capite, a parità di potere di acquisto, inferiore rispetto all’Italia.

Nel corso del mese il Ministro Adolfo Urso ha annunciato la predisposizione di un DPCM di modifica delle regole degli incentivi per il 2024.” (Fonte UNRAE)

Infine non possiamo non citare la scadenza di fine mese, che sta turbando la filiera, in merito alla Dichiarazione CBAM che tutti gli importatori dovranno approntare e depositare. La confusione regna sovrana e le difficoltà sembrano ancora molte.