Da metà ottobre, bottom dell’anno scorso, i prezzi dei coils sono saliti di circa 50€/t a seconda del prodotto, come riflesso dall’andamento dei principali Indici di mercato.
L’obiettivo dichiarato da parte delle acciaierie europee per i nuovi ordini di coils a caldosembra essere intorno ai 650 €/t base.
Nonostante ciò si registra una bassa richiesta di coils da parte dei CS, ingolfati sopra tutto sul caldo nero d’importazione, per le note ragioni legate alle misure protezionistiche in atto e/o minacciate.
L’import dall’Asia è in gran parte fuori gioco in questa fase, in conseguenza degli attesi dazi, della revisione della salvaguardia e del cambio €/$ particolarmente sfavorevole.
I flussi d’importazione dei prodotti a caldo da Vietnam, Egitto, India e Giappone sono completamente scomparsi per il timore dei probabili dazi retroattivi.
Ricordiamo come questi 4 paesi rappresentavano quasi la metà dei flussi dei coils a caldo extra europei.
Lo sforzo messo in atto da alcune settimane dai Centri di Servizio per muovere a loro volta il prezzo proposto agli utilizzatori sembra che possa finalmente tradursi in concreti aumenti, invertendo una situazione di mercato stagnante e ribassista che si sta protraendo da troppo tempo.
Quindi le novità per il 2025 saranno soprattutto sul fronte dell’offerta, mentre sul fronte della domanda a valle le incognite restano molte e la prudenza da parte dei Buyers regna sovrana.
Molto dipenderà dalle politiche che a Bruxelles si deciderà di attivare per scuotere l’economia continentale che sembra sprofondata in un sonno profondo.
La creazione di una “Bussola della competitività” da parte della nuova Commissione Von Der Leyen, ispirandosi al Rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi, è un primo importante segnale di politica industriale che giunge da Bruxelles.
La Green Transition andrà sicuramente rivista quantomeno nei tempi di applicazione e nelle sanzioni previste per stimolarne l’attuazione.
Impossibile immaginare una ripresa dei settori industriali strategici, per un continente esportatore come il nostro, senza una parziale marcia indietro sui regolamenti che stanno imponendo multe e rivoluzioni di prodotto, al momento non sostenibili.
Di seguito i consueti dati del settore automotive:
Con 1.558.704 immatricolazioni, un dato inferiore alle aspettative, l’anno 2024 segna quindi una flessione dello 0,5% rispetto alle 1.566.521 unità del 2023, rimanendo significativamente al di sotto dei livelli pre-pandemia: oltre 358.000 unità in meno (-18,7%) rispetto al 2019.
La transizione verso una mobilità a zero emissioni non mostra segni di accelerazione: anche il 2024 risulta un anno sprecato.
La bassa penetrazione dei veicoli elettrici continua a sollevare serie preoccupazioni sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dai Regolamenti europei.
Anche l’ACEA, con un appello alla Commissione Europea del 23 dicembre, ha ribadito la necessità di una revisione urgente del sistema delle sanzioni.
Il 2025 si apre con un mercato dell’auto nuovamente in flessione. A gennaio, con un giorno lavorativo in meno, sono state immatricolate 133.692 autovetture, oltre 8.300 unità perse (- 5,9%) rispetto alle 142.010 di gennaio 2024.
Il contesto economico resta incerto, e il peggioramento del quadro per il mercato auto, con un quarto trimestre 2024 al di sotto delle attese e un mese di gennaio alquanto negativo, impone una revisione al ribasso delle previsioni per l’intero anno 2025.